mercoledì 16 ottobre 2019

Intervista a Jasmine Hashem

Buon giorno lettori  !
Come promesso nelle storie su Instagram, 
questa settimana ho avuto l'onore di intervistare :
( Questa è la cover del suo libro. )

1) Parlaci un po' di te ... 
Mi presento: sono Jasmine, ho ventisette anni, sono nata e cresciuta a Roma, anche se le mie origini sono per metà egiziane (da parte di padre) e studio Farmacia all'università di Roma La Sapienza. Sono quasi in dirittura di arrivo e spero, per questo, di laurearmi entro e non oltre un anno. Sono sempre stata una ragazza appassionata e mia madre ha sempre sostenuto ogni mia più piccola, ma pulsante,  passione. Adoro leggere, disegnare, scrivere e adoro gli sport. Amo la musica, la danza e la scienza. Lo sport mi ha salvato la vita e da quando ho iniziato lo pratico tutti i giorni. Sono una ragazza che sogna ad occhi aperti e capita spesso, durante la giornata, che mi incanti persa nei miei pensieri. Sono innamorata della vita e al contempo ne sono terribilmente spaventata. Il coraggio e la paura dominano la mia anima da sempre, in egual misura. 

2) Com'è nata la passione per la scrittura? 
Com'è nata non saprei descriverlo. Non credevo mi appartenesse ne che fosse possibile per me ritrovarmi di punto in bianco con un romanzo tra le dita. Riflettendoci bene però e ripensando poi alla mia infanzia, rigonfia di diari scritti a mano, un tempo segreti e nascosti, mi sono resa conto che inconsciamente ho sempre scritto e che soprattutto scrivere un romanzo non era poi così distante dal mio essere. Non so se quella per la scrittura sia o meno una passione; nel senso che fin da piccola ciò che mi spingeva a scrivere erano le mie emozioni: rabbia, tristezza, gioia. Era una necessità per me: annotare ogni momento che aveva toccato la mia anima. Era un modo per non dimenticare il mio vissuto e soprattutto per imparare da questo. Posso dire che la scrittura non è una passione che è nata, piuttosto una necessità che c’è sempre stata.

3)Se potesse scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?
 Tre libri è un numero troppo riduttivo, inoltre credo che al mondo ci siano cosi tanti libri che non ho ancora letto e che meriterebbero invece di essere citati in questa lista che non mi sembra giusto pronunciarmi ora, con così poca esperienza e poca conoscenza. La verità è che studiando non ho molto tempo per leggere e nella mia infanzia non ho avuto la giusta spensieratezza per  dedicarmi alla lettura come avrei dovuto. Sono innumerevoli i libri che ho intenzione di leggere e per citarne qualcuno di cui già dispongo i testi: Cime tempestose di Emily Bronte, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, Il giovane Holden di Salinger e Le affinità elettive di Goethe . Sto finendo la lettura di Orgoglio e pregiudizio e più vado avanti e più mi domando perché io non l’abbia mai letto prima. Sono dell’idea che la lettura vada spaziata e vissuta tutta, non bisogna rifugiarsi nella propria comfort zone leggendo solo ciò che si reputa essere nelle proprie corde. I libri ampliano le conoscenze, le consapevolezze e le vedute e consiglierei per questo di leggere di tutto e di più e non limitarsi a fare un’accurata selezione ancor prima di conoscere. In questo campo la selettività non è mai efficace e bisogna sempre provare e mettersi in gioco. È un consiglio, questo, che do anche a me stessa. 

4) Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?

 Abitudini particolari non direi. Solitamente quando sento l’impulso di scrivere, che sia di mattina presto, in tarda sera o addirittura di notte, se un sogno mi sveglia, mi ritrovo ad assecondarlo. Forse un’abitudine può essere quella di ascoltare la musica. Non sempre, ovviamente, ma quando devo descrivere qualcosa con una carica emozionale intensa ho bisogno della musica. Che io stia descrivendo un tratto gioioso o doloroso associo a questo una canzone atta ad amplificare la percezione da me descritta. Oppure semplicemente se nel testo inserisco una canzone l’ascolto per tutta la durata della stesura del pezzo interessato. Lo si può intuire bene leggendo il mio romanzo. Inoltre immagino sempre che le persone ascoltino la musica da me citata mentre leggono quei pezzi, è un  mio sogno, crederlo.


5) C’è un’immagine nella tua memoria che ricollega al momento in cui ha deciso di voler diventare scrittrice?
Ci penso e no, non c’è un momento che mi ricolleghi a questo perché diventare una scrittrice non è mai stato nei miei piani, ne tanto meno nei miei desideri, mentirei se dicessi il contrario. Da piccola il mio sogno era diventare una fumettista, poi crescendo la strada mi ha portata a desiderare di diventare una farmacista. La scrittura è una sensazione radicata in me che resta lontana dal mio controllo volontario. Il mio desiderio oggi è che le persone leggano ciò che ho scritto e che scriverò in futuro, desidero conoscere i loro pensieri e i loro pareri a riguardo e desidero trasmettere messaggi, messaggi importanti; non so se questo possa voler dire che io desideri essere una scrittrice. Non so, è molto controverso anche in me questo pensiero. Talvolta la scrittura non è stata mia amica, infatti scrivere il mio primo romanzo mi ha recato non poco dolore e mi ha spaventata a tal punto da giurare a me stessa che non avrei mai più rimesso mano alla tastiera, poi invece l’impulso di scrivere è tornato e vede, non è qualcosa che posso controllare ne tanto meno decidere.

6)Ci racconti il suo rapporto con la scrittura e com’è cambiato nel tempo. Cosa significa scrivere oggi, e cosa significava agli inizi?

 Come le ho anticipato poc'anzi il mio rapporto con la scrittura non è proprio idilliaco. Ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo a gennaio del 2017 e ho digitato la parola "fine" a marzo dello stesso anno. Due mesi intensi, due mesi infernali. Prima di allora scrivevo emozioni e pensieri, niente che possa ricondursi ad un racconto o ad una storia. Quindi posso parlarle del mio rapporto in questi due anni che, nonostante siano stati solo due anni, si è evoluto in maniera sorprendente. Ho iniziato a scrivere, per l’appunto, Choose me choose you choose us perché avevo bisogno, io per prima, di leggere una storia come questa. Come se io fossi la lettrice cui era destinato questo testo, non so se mi spiego. Doveva essere una storia che mi parlasse di me, che mi aiutasse ad affrontare e superare dolori che forse avevo aggirato, che mi aiutasse punto. La scrittura mi ha fatto da terapista e si sà che la terapia non è sempre un percorso facile. Con foga avevo messo la parola fine, ma quando poi, sostenuta dalle mie più care amiche, ho deciso di rendere noto il mio testo mi sono sentita stranamente bene, risanata. Oggi ho iniziato a scrivere il mio secondo romanzo e devo dire che mi sento più matura, più forte e meno fragile. Dagli inizi ad oggi è cambiato questo: prima la scrittura la tenevo nascosta e segreta, solo per me, oggi la condivido e condividerla è qualcosa di davvero, davvero piacevole. 


Ed eccoci alla fine di questa intervista, ringrazio l'autrice per aver partecipato e per avermi permesso di intervistarla. Spero presto di parlarvi del suo libro ! 
A presto
Sofia 

4 commenti:

  1. Carina come intervista, forse poco interattiva però

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  2. Ne ho lette di diverse di interviste, questa è quella più completa e piacevole da leggere!

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  3. ho amato tanto questo libro e l’autrice è fantastica!

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  4. Non conoscevo questa autrice... La sua intervista mi è piaciuta molto 😍❤️

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